Siccità

Negli ultimi anni, i lunghi periodi di siccità caratterizzati da temperature elevate e mancanza di precipitazioni sono tra i più evidenti effetti del recente cambiamento climatico in Italia e in Europa.

Secondo i dati dell’Osservatorio europeo sulla siccità, il 16,1% dell’Europa è ormai minacciato da siccità grave e l’1,2% dei territori si trova già in stato di allarme; tra le zone più minacciate c’è anche l’Italia, dove si stima che il 28% del territorio nazionale presenti evidenti segni di degrado (dati Ispra).

Dal confronto dei dati ISTAT-ISPRA si evidenzia come negli ultimi 30 anni in Italia si sia perso il 13% della risorsa idrica, pari a 19 miliardi di metri cubi di acqua, ossia pari quasi al volume del Lago di Garda. Un forte calo che pone il nostro paese in una condizione di stress idrico, dovuto sia agli effetti del cambiamento climatico, sia agli elevati prelievi idrici destinati soprattutto all’agricoltura. Il bacino del Po è una delle zone con stress idrico più elevato, dovuto soprattutto al fatto che più della metà dei prelievi idrici nazionali destinati alle attività umane sono concentrati nell’area padana; secondo Adbpo, proprio a causa della scarsa portata del fiume, nel 2022 l’acqua salata dell’Adriatico ha risalito il suo letto, formando il cosiddetto “cuneo salino”, per ben 21 chilometri, rendendo inutilizzabile l’acqua per fini agricoli.

A peggiorare la situazione si aggiunge anche l’elevata quantità di acqua che viene persa per via di perdite e cattiva gestione delle infrastrutture su tutta la rete nazionale e che rappresenta ben il 42% del totale; per ridurre queste perdite, prevenire e contrastare gli effetti del cambiamento climatico e garantire una gestione sostenibile delle risorse, sono stati stanziati 15 miliardi di euro del Pnrr.